Claudio Attardi

   

Il Dono dello Spirito

 

Due teologi a confronto: S. Bonaventura e S. Tommaso

 

Introduzione

 

 

Lo scopo di questo scritto è quello di mettere a fuoco alcuni concetti fondamentali che riguardano il dono dello Spirito santo nella vita dei credenti, secondo due teologi medievali, che rappresentarono nel XIII secolo due contrapposte scuole di pensiero: S. Bonaventura da Bagnoregio (VI) e S. Tommaso d’Aquino (Roccasecca- LT). Due italiani quindi, che alla Sorbona, a Parigi, insegnarono rispettivamente alla cattedra francescana e a quella domenicana di teologia. Due scuole diverse, una più vicina al pensiero platonico, l’altra a quello aristotelico, ma anche due modi di vivere in pienezza il mistero dello Spirito, tanto che la Chiesa universale li ha elevati agli onori dell’altare, additandoli a modello di virtù cristiana e di sapienza teologica. Per un curioso caso della storia essi furono quasi coetanei (Bonaventura era di 3-4 anni più vecchio) e morirono nello stesso anno, il 1274. Noi cercheremo di affrontare in maniera semplice, per quanto è possibile, ciò che essi dicono sul dono dello Spirito santo e sulla sua azione nella vita cristiana. Essendo l’argomento di vastissima portata e di fondamentale importanza per capire e vivere la vita nello Spirito, ci limiteremo ai concetti fondamentali, che si potranno poi sempre riprendere, approfondire di nuovo, completare comunitariamente. Teniamo presente sempre che i grandi risultati raggiunti dai teologi medievali furono possibili proprio perché essi vivevano nell’ambito di una comunità o di una scuola spirituale. Ciò permise loro di non respingere le novità che provenivano dallo sviluppo della cultura e della scienza contemporanea, ma di saperle inserire nella vita cristiana, nella riflessione teologica e nella contemplazione mistica del mistero che essi avevano di fronte, trasformandole con la forza dello Spirito. Ed anche noi, oggi, siamo chiamati ad avere lo stesso atteggiamento verso le persone che incontriamo, verso i posti che frequentiamo, verso la società e l’ambiente che ci circonda: vivere cioè la nostra vita, con tutta la sua complessità, lasciando che lo Spirito di Dio la trasformi, anche attraverso la nostra persona.

 

 

 

Il dono dello Spirito nella teologia di S. Bonaventura

 

Non è semplice sintetizzare la teologia di questo maestro spirituale, dato che il suo pensiero non ha seguito alla lettera gli schemi della scolastica, quindi si presenta spesso fortemente simbolico, allusivo, pieno di riferimenti, ed a volte soffre di mancanza di sistematicità, quella a cui per lo meno noi siamo abituati dalla nostra mentalità illuminista. Cercheremo quindi di interpretare in maniera moderna questo autore, per renderlo  più comprensibile a noi, attraverso due momenti: la definizione di Spirito santo nell’ambito della Trinità, e la sua azione nella vita del cristiano.

 

La persona dello Spirito santo

 

Bonaventura tenne una serie di conferenze sui doni dello Spirito santo a Parigi tra il 26 febbraio e l’8 aprile 1268, e queste sette conferenze o collationes prendono appunto il titolo di Collationes de septem donis Spiritus sancti. Esse si inseriscono nel quadro della polemica contro Sigieri di Brabante (Belgio), che, avendo abbracciato ed applicato alla teologia cristiana alcuni concetti del filosofo arabo islamico Averroé, metteva in crisi alcuni dei fondamenti della fede cristiana, anche se forse in buona fede.

Per Bonaventura Dio Padre è  sommo Bene, che vuol espandere questo bene a tutto l’universo creato, e specialmente all’uomo. Ora il bene si può diffondere per natura o per volontà. In seno alla Santissima Trinità l’amore del Padre si propaga per natura con la generazione del Figlio, mentre si propaga per volontà, e quindi per liberalità[1], nella processione dello Spirito santo. Quindi s. Bonaventura vuole anzi tutto sottolineare la piena libertà della mutua donazione del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre. Tale donazione produce una persona, che procede da questa mutua libertà, la persona dello Spirito santo. Lo Spirito santo può quindi essere definito in prima istanza come dono.  Tale persona - dono è frutto di questa infinita libertà di donazione reciproca del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre.

Perciò lo Spirito santo può essere definito come il primo dono, dono reciproco in seno alla Trinità, ma, con la Pentecoste, dono per l’uomo, reso figlio tramite il battesimo, e partecipe della morte e resurrezione del Figlio Unigenito2. Si può quindi dire, in tal senso che il dono dello Spirito è dato dal Padre, per (attraverso) il Figlio, nel senso della storia della salvezza, in quanto solo dopo la Pasqua del Cristo e la sua glorificazione  viene donato lo Spirito santo all’uomo. In questo S. Bonaventura cerca di seguire ed interpretare positivamente la riflessione della Chiesa cristiana orientale (greco-ortodossa). Egli si rifà anche a S. Agostino, di cui è il più grande interprete nel XIII secolo.

Certamente sono concetti molto complessi, e bisognosi di riflessione, in ogni caso il nostro Bonaventura ci tiene a sottolineare l’assoluta gratuità di questo dono divino, che trasforma l’uomo, rendendolo, similmente a Gesù, figlio infinitamente amato dal Padre. Sul concetto di dono e sul concetto di donazione per spiegare in qualche maniera la persona - dono dello Spirito santo rimando ai testi di don Renzo Lavatori3, nonché alle sue conferenze radiofoniche a Radio Maria.

 

L’azione dello Spirito santo nell’uomo.

 

L’uomo, creatura amata da Dio, che lo ha fatto a sua immagine, ha deliberatamente deturpato questa sua impronta divina con il peccato. Tutti portiamo questo peso, e le sue conseguenze. Perciò lo Spirito santo viene donato all’uomo che si apre alla sua azione per ricreare l’anima umana, per una nuova creazione spirituale. Questa re-formatio implica quindi l’infusione da parte dello Spirito santo di una forma nuova del cuore dell’uomo. La grazia è questa forma nuova, questa nuova maniera di essere che rende capace l’uomo di iniziare il suo cammino verso Dio: “Gratia est forma a Deo gratis data sine meritis, gratum faciens habentem et opus eius bonum reddens ( La grazia è la forma data gratuitamente da Dio senza merito, rendendo grato colui che la possiede e rendendo buona la sua azione)4 .

Possiamo definire questo primo momento che avviene all’inizio della vita dell’uomo, o comunque al momento della sua conversione come illuminazione, riprendendo i termini di S. Bonaventura. E’ il momento indispensabile per iniziare il cammino verso Dio, come egli concepisce la vita cristiana, ed è un dono del tutto imprevedibile della liberalità divina, come abbiamo detto, il momento della nuova creazione dell’uomo5. E’ questo un puro dono di Dio, in quanto l’uomo non può arrivare con le sue forze ad attingere a  questa realtà. E’ un vero e proprio passaggio dal peccato alla grazia, dalla condizione di lontananza da Dio alla condizione di viator, cioè di colui che cammina verso Dio. 

In questa nuova creazione vengono dati all’uomo sette virtù e sette doni dello Spirito santo; mentre le sette virtù (teologali e cardinali) hanno la capacità di orientare  e rettificare il cammino cristiano, i sette doni dello Spirito santo hanno la funzione di facilitare questo cammino, expedire, come dice lo stesso santo6. E’ il secondo momento, quello della purificazione, perché i doni dello Spirito santo servono anche ad eliminare gli ostacoli che appesantiscono le nostre facoltà, e ad abilitarle verso la comunione con Dio7. Questi doni non sarebbero indispensabili all’uomo in ordine alla salvezza eterna, come le virtù, quindi attestano ancora la liberalità divina, e sono appunto detti doni, attribuiti allo Spirito santo, Primo dono8.

Il terzo momento, che appartiene sempre a questo cammino spirituale è quello della perfezione, che si avrà in maniera stabile nella comunione eterna con Dio, ma che, proprio per l’azione dello Spirito santo, può essere raggiunta in particolari momenti dall’uomo che si rende docile alle ispirazioni ed alle luci che lo Spirito gli dona, sia attraverso la preghiera, sia attraverso il confronto comunitario, sia attraverso l’ascolto della parola di Dio. Bisogna sottolineare che questi tre momenti del cammino spirituale sono compresenti e si ripetono spesso, anche se, sul piano della storia di ciascuno, c’è un momento illuminativo, un momento di purificazione, e ci sarà uno di perfezione, che corrisponde alla comunione mistica e affettiva con Dio. Possiamo quindi dire che la teologia bonaventuriana sullo Spirito santo è una teologia vista dalla parte dell’uomo, in quanto essa è come un cammino mistico che ha come fine la contemplazione della Trinità, che è amore e beatitudine eterna: infatti “è necessario che, dove è  la beatitudine, ivi sia anche l’amore sommo...E’ con questo amore che il Padre ama il Figlio; ed è un ardore infinito...come e-fluente ed e-flusso nel Figlio, come ri-flusso nello Spirito santo9.

 

 

 

 

Il dono dello Spirito nella teologia di S. Tommaso d’Aquino

 

 

Al contrario di S. Bonaventura, il pensiero di Tommaso si presenta quasi come già formato fin dalle sue prime espressioni, anche se oggi si ammette una certa evoluzione. La grandezza di S. Tommaso, che saprà superare S. Bonaventura in precisione ed in tecnica speculativa, sta nella novità del suo insegnamento, pienamente inserito nella tradizione biblica, patristica, ecclesiale, ma anche capace di sfruttare le novità portate dalla scoperta della filosofia aristotelica. Guglielmo di Tocco esprime bene questa novità, nel racconto della vita di Tommaso:

Nelle sue lezioni egli introduceva nuovi articoli, risolveva le questioni in modo nuovo e più chiaro, con nuovo argomenti. Di conseguenza, coloro che lo ascoltavano insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano dubitare che Dio l’avesse illuminato con una luce nuova: infatti si possono mai insegnare o scrivere opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio una ispirazione nuova?10.

Qual’è dunque questa grande novità, che ha fatto di S. Tommaso il Dottore comune della Chiesa, novità che ne fa anche oggi uno dei più grandi teologi e filosofi di tutti i tempi? Lo scopriremo insieme proprio studiando in maniera sintetica  il dono dello Spirito santo, così come appare in alcuni dei più famosi scritti tomisti.

 

 

La persona dello Spirito santo

Rispondendo ( ma sempre senza polemica) alla concezione agostiniana di Bonaventura, Tommaso vede anzitutto Dio come “soggetto” cioè come argomento di studio della teologia: tale studio è possibile sia per nesso creaturale che per la storia stessa della salvezza. L’uomo cioè è ontologicamente capace di conoscere Dio, e questa sua conoscenza può avere un seme di verità, come dimostrano le ricerche di filosofi pagani come Platone, Aristotele o Plotino. Questo è reso possibile anche per la struttura stessa della storia della salvezza, dalla quale con sicurezza possiamo conoscere Dio, in quanto Lui si è rivelato a noi. Ora il disegno della storia della salvezza consiste in un movimento circolare, che ha come inizio la carità fontale del Padre, dal quale derivano tutte le cose per creazione: ed ha come fine la beatitudine eterna ed il ritorno al  Padre stesso, reso possibile dalla Pasqua del Cristo e dall’effusione dello Spirito. Lo schema emanazione- ritorno è preso dai filosofi dell’antichità (Plotino) e riportato nel Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, nonché nella famosa Summa Theologiae, perché tale schema, prima di essere filosofico o teologico, è uno schema biblico, in quanto corrisponde alla divina Rivelazione. La novità più grande sta nel fatto che questo movimento circolare presente nella creazione (piano naturale) corrisponde alla vita divina trinitaria (piano soprannaturale) ed è sua immagine. La creazione , il movimento di emanazione, ha come corrispondente la generazione eterna del Figlio, mentre il ritorno al Padre ha come corrispondente la spirazione dello Spirito santo.

Per S. Tommaso quindi la generazione del Figlio è un atto che riguarda l’ intelletto divino, ed ha come corrispondente la sapienza che risplende nella creazione, la Parola creatrice; la spirazione dello Spirito santo è un atto che riguarda l’ amore scambievole del Padre e del Figlio, ed ha come corrispondente il movimento che tutte le creature, ed in special modo l’uomo, hanno verso Dio, in quanto in esse c’è una spinta, anche inconsapevole,ma vera, verso l’amore eterno che è il Padre. Con la Pasqua del Cristo lo Spirito santo viene effuso su ogni uomo come dono, e l’amore verso il Padre, immagine dell’amore eterno del Figlio Gesù verso il Padre, diventa  la spinta consapevole di ritorno. Lo Spirito santo è quindi la  persona- amore che, effusa nel cuore dell’uomo, lo rende capace pienamente di scoprire ed accogliere l’amore del Padre,  di abbandonarsi e di ricambiare questo amore come figlio. La natura divina e la volontà divina, secondo S. Tommaso, possono quindi identificarsi con l’amore, secondo le parole di Giovanni, per il quale “Dio è amore”.

 

 

 

L’ azione dello Spirito santo nell’uomo

 

Una prima azione attribuita da Tommaso allo Spirito santo come persona - amore è quella della conoscenza di Dio. Infatti “non si può amare una cosa se non la si conosce11 , e quindi si può amare Dio solo conoscendolo. Ora ci sono tre modi di conoscere la realtà: sensibile, razionale, spirituale. Quello sensibile riguarda il mondo fisico ed anche l’uomo in quanto creatura. Invece, per quanto riguarda Dio questo è il momento negativo (apofatico) della conoscenza, in quanto Dio non possiamo né vederlo, né toccarlo. Quello razionale riguarda la conoscenza della realtà sensibile ordinata secondo le scienze, oppure, nei riguardi dell’uomo, anche le scienze che riguardano la sua parte immateriale : sociologia, antropologia, psicologia, filosofia. Per quanto riguarda Dio, c’è la possibilità di una conoscenza razionale, tramite la filosofia, con la quale si riconosce Dio come causa e fine di tutte le cose: è un primo momento positivo. Ma c’è una conoscenza ancor più profonda che è quella spirituale, che si ha fra due persone quando una rivela all’altra tutto il suo essere, i suoi pensieri, i suoi progetti, la sua comunione d’ amore e di amicizia. Tale conoscenza è possibile tra gli uomini se c’è la libera volontà di donarsi all’altro, senza paure o schemi, e la libera volontà di accogliere, di amare l’altro come dono, senza pregiudizi o schemi di sorta. Ora tale conoscenza è anzitutto tipica delle tre persone divine. Il Padre conosce il Figlio nello Spirito santo, e si dona totalmente a lui, il Figlio conosce il Padre nello Spirito santo ed anch’egli offre tutto se stesso al Padre. Nella Trinità santissima è lo Spirito, una persona, che fa da tramite, se così possiamo dire. Ora la novità è che anche l’uomo può avere, sia pur in maniera ancora imperfetta su questa terra, una conoscenza di Dio che supera i primi due livelli, e diventa conoscenza spirituale: ma ciò è reso possibile solo dall’ azione sottilissima e delicata dello Spirito santo, che, effuso nel cuore umano, lo rende capace di accogliere l’ autorivelazione divina. A questo punto Dio non sarà più conosciuto semplicemente come essere trascendente i nostri sensi, o come causa e fine di tutte le cose, ma come Padre, che vuol comunicare a noi, suoi figli, il suo amore. Ma per conoscere questa meravigliosa realtà occorre necessariamente l’ azione dello Spirito santo, perché con le sole forze umane avremmo solo una conoscenza confusa e parziale di Dio. Così lo Spirito è dono che apre alla conoscenza del mistero di un Dio che è anzitutto persona, e del mistero degli uomini, che possono accogliere o rifiutare tale conoscenza.

Un secondo aspetto dell’ azione dello Spirito santo nell’uomo, secondo la prospettiva tomista, è quello di essere colui che aiuta l’uomo nel suo cammino di ritorno al Padre. L’uomo, come creatura, è già predisposto a questo cammino, ma lo Spirito santo ci spinge, con i suoi suggerimenti, a non sbagliare strada e ci dà la forza per rendere questo cammino più celere, più spedito. E’ un po’ la differenza che passa tra una barca a remi ed una a vela. Questo soffio spirituale spinge la nostra barchetta verso la meta sicura che è la comunione con il Padre: non c’è bisogno di affaticarsi a remare, o a cercare le correnti giuste, basta abbandonarsi al soffio dello Spirito, che riempie la nostra anima e la fa veleggiare verso la casa del Padre. Moltri filosofi dell’antichità, ed anche molti uomini di oggi si arrovellano giorno per giorno, con fatica e con molti insuccessi, per cercare una strada che corrisponda al loro bisogno d’amore e di pace. Ora l’ azione dello Spirito, se assecondata, è capace proprio di facilitare enormemente ed alleviare questa fatica, illuminando il nostro cammino come una bussola, e spingendoci avanti verso la meta desiderata, che è la comunione con Dio, la sua amicizia, proprio perché “è proprio degli amici ricercare la comunione12 .

Un ultimo aspetto, collegato a questi, è quello dei doni dello Spirito. Essi sono vari, distribuiti a ciascuno per il bene personale ( i 7 doni, le virtù, le potenze o possibilità personali) o per il bene della Chiesa (carismi). Ora la caratteristica dei doni dello Spirito è di non essere fatti per stare chiusi in cassaforte, ma proprio per la provenienza dallo Spirito che ha come caratteristica personale quella di mettere in comunione il Padre ed il Figlio, essi si riflettono, anche inconsapevolmente, sulle persone in maniera da metterle in comunione fra loro, e far sì che tutti possano essere aiutati, incoraggiati, spinti a camminare assieme verso la meta, che è la casa del Padre. Essi quindi coinvolgono tutte le persone con cui si viene a contatto, ma con un carattere particolare: essi infatti si manifestano, come è stato per Gesù, nella debolezza della condizione umana: solo la fede può far scoprire dietro le persone, l’ azione rinnovatrice dello Spirito santo. Essi sono indispensabili per far scoprire agli uomini il loro fine ultimo, trascendentale, soprannaturale, cosa impossibile con le sole forze umane, come giustamente S. Tommaso sottolinea13.

Perciò S. Tommaso considera il dono dello Spirito nella dimensione oggettiva, e la sua teologia dello Spirito santo può essere definita come vista dalla parte di Dio. In tal senso, essendo stato capace, con le categorie del tempo, di mettere in equilibrio dimensione naturale e soprannaturale, dimensione storica e metafisica, egli ha superato, proprio in chiave mistica, la teologia di S. Bonaventura. La divina Rivelazione non è più solamente estrinseca all’uomo, ma ne coinvolge totalmente l’essere, in quanto creato da Dio e quindi essenzialmente buono, anche se peccatore. La cosa più sorprendente di Tommaso sta nell’aver usato per proporre le sue grandi intuizioni teologiche il linguaggio tecnico e scientifico dei filosofi pagani, riconoscendo in essi una capacità di verità che andava al di là della loro ignoranza della Rivelazione.

 

 

Conclusione

 

Abbiamo fatto un rapidissimo excursus in alcuni aspetti tra i più appariscenti della teologia tomista e bonaventuriana. Abbiamo visto, e possiamo confermare, la diversa impostazione delle due teologie tramite i due schemi allegati, che vogliono sinteticamente mostrare le due teologie. Essi possono essere utili proprio a scopo didattico e di messa a fuoco intuitiva del confronto che ci siamo proposti. Non si può certo pretendere di aver detto tutto: grande è infatti il mistero che ci sta di fronte, e grande la riflessione che a tale proposito questi due grandi teologi furono capaci di fare. A me non resta che augurarmi ed augurare a chi leggerà questo piccolo saggio di poter sempre accogliere lo Spirito santo che come dono è stato riversato in noi con abbondanza, e che queste brevi riflessioni, se saranno state ispirate dallo Spirito santo, possano arrivare, a Dio piacendo, a tante persone. Possa l’infinita potenza dello Spirito di Dio esaudire questa mia preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] I Sent. d.10, a.1, q. 1, f.5

2 I Sent, d.18, q.3, f.3

3 LAVATORI R. , Lo Spirito santo dono del Padre e del Figlio; Il dono di Dio, tutti editi dalle Ed. Dehoniane, Bologna.

4 II Sent, d.26, db.2

5 Questo termini sono desunti dal trattato di spiritualità De triplici via, mentre il concetto di vita cristiana come cammino è espresso magistralmente nel celeberrimo “Itinerarium mentis in Deum”.

6 Coll. 1, n.17

7 BIGI C. V., Studi sul pensiero di  S. Bonaventura, ed. Porziuncola, S. Maria del Fiore, Assisi 1988

8 III Sent., d.34, p.1, a.1, q.1.

9 BIGI C.V. ( a cura di), San Bonaventura, La sapienza cristiana; Collationes in Hexaemeron, tr. it., ed. Jaca Book, Milano 1985

10 DI TOCCO G., Vita S. Thomae Aquinatis auctore Guillelmo di Tocco, in Fontes Vitae S. Thomae Aquinatis notis historicis et criticis illustri, ed D. Prummer e M. H. Laurent,  Tolosa 1911- 1937.

11 Cont. Gent. L. IV, c. 19, tr.it. a cura di T. S. CENTI, ed UTET,  Torino 1984.

12 ibid.,  c.19.

13 Summa Theol., I-II, q. 68, aa. 1-2.

 

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