Due teologi a confronto: S. Bonaventura e S. Tommaso
Introduzione
Lo scopo di
questo scritto è quello di mettere a fuoco alcuni concetti fondamentali che
riguardano il dono dello Spirito santo nella vita dei credenti, secondo due
teologi medievali, che rappresentarono nel XIII secolo due contrapposte scuole
di pensiero: S. Bonaventura da Bagnoregio (VI) e S. Tommaso d’Aquino (Roccasecca-
LT). Due italiani quindi, che alla Sorbona, a Parigi, insegnarono
rispettivamente alla cattedra francescana e a quella domenicana di teologia. Due
scuole diverse, una più vicina al pensiero platonico, l’altra a quello
aristotelico, ma anche due modi di vivere in pienezza il mistero dello Spirito,
tanto che la Chiesa universale li ha elevati agli onori dell’altare,
additandoli a modello di virtù cristiana e di sapienza teologica. Per un
curioso caso della storia essi furono quasi coetanei (Bonaventura era di 3-4
anni più vecchio) e morirono nello stesso anno, il 1274. Noi cercheremo di
affrontare in maniera semplice, per quanto è possibile, ciò che essi dicono
sul dono dello Spirito santo e sulla sua azione nella vita cristiana. Essendo
l’argomento di vastissima portata e di fondamentale importanza per capire e
vivere la vita nello Spirito, ci limiteremo ai concetti fondamentali, che si
potranno poi sempre riprendere, approfondire di nuovo, completare
comunitariamente. Teniamo presente sempre che i grandi risultati raggiunti dai
teologi medievali furono possibili proprio perché essi vivevano nell’ambito
di una comunità o di una scuola spirituale. Ciò permise loro di non respingere
le novità che provenivano dallo sviluppo della cultura e della scienza
contemporanea, ma di saperle inserire nella vita cristiana, nella riflessione
teologica e nella contemplazione mistica del mistero che essi avevano di fronte,
trasformandole con la forza dello Spirito. Ed anche noi, oggi, siamo chiamati ad
avere lo stesso atteggiamento verso le persone che incontriamo, verso i posti
che frequentiamo, verso la società e l’ambiente che ci circonda: vivere cioè
la nostra vita, con tutta la sua complessità, lasciando che lo Spirito di Dio
la trasformi, anche attraverso la nostra persona.
Il dono dello Spirito nella teologia di S.
Bonaventura
Non è semplice
sintetizzare la teologia di questo maestro spirituale, dato che il suo pensiero
non ha seguito alla lettera gli schemi della scolastica, quindi si presenta
spesso fortemente simbolico, allusivo, pieno di riferimenti, ed a volte soffre
di mancanza di sistematicità, quella a cui per lo meno noi siamo abituati dalla
nostra mentalità illuminista. Cercheremo quindi di interpretare in maniera
moderna questo autore, per renderlo più
comprensibile a noi, attraverso due momenti: la definizione di Spirito santo
nell’ambito della Trinità, e la sua azione nella vita del cristiano.
La persona dello Spirito santo
Bonaventura tenne
una serie di conferenze sui doni dello Spirito santo a Parigi tra il 26 febbraio
e l’8 aprile 1268, e queste sette conferenze o collationes prendono appunto il titolo di Collationes de septem donis Spiritus sancti. Esse si inseriscono nel
quadro della polemica contro Sigieri di Brabante (Belgio), che, avendo
abbracciato ed applicato alla teologia cristiana alcuni concetti del filosofo
arabo islamico Averroé, metteva in crisi alcuni dei fondamenti della fede
cristiana, anche se forse in buona fede.
Per Bonaventura
Dio Padre è sommo Bene, che vuol
espandere questo bene a tutto l’universo creato, e specialmente all’uomo.
Ora il bene si può diffondere per natura
o per volontà. In seno alla
Santissima Trinità l’amore del Padre si propaga per natura con la generazione
del Figlio, mentre si propaga per volontà, e quindi per liberalità[1],
nella processione dello Spirito santo. Quindi s. Bonaventura vuole anzi tutto
sottolineare la piena libertà della mutua donazione del Padre verso il Figlio e
del Figlio verso il Padre. Tale donazione produce una persona, che procede da
questa mutua libertà, la persona dello Spirito santo. Lo Spirito santo può
quindi essere definito in prima istanza come dono.
Tale persona - dono è frutto di questa infinita libertà di donazione
reciproca del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre.
Perciò lo
Spirito santo può essere definito come il primo
dono, dono reciproco in seno alla Trinità, ma, con la Pentecoste, dono per
l’uomo, reso figlio tramite il battesimo, e partecipe della morte e
resurrezione del Figlio Unigenito2.
Si può quindi dire, in tal senso che il dono dello Spirito è dato dal Padre, per
(attraverso) il Figlio, nel senso della storia della salvezza, in quanto solo
dopo la Pasqua del Cristo e la sua glorificazione
viene donato lo Spirito santo all’uomo. In questo S. Bonaventura cerca
di seguire ed interpretare positivamente la riflessione della Chiesa cristiana
orientale (greco-ortodossa). Egli si rifà anche a S. Agostino, di cui è il più
grande interprete nel XIII secolo.
Certamente sono
concetti molto complessi, e bisognosi di riflessione, in ogni caso il nostro
Bonaventura ci tiene a sottolineare l’assoluta gratuità di questo dono
divino, che trasforma l’uomo, rendendolo, similmente a Gesù, figlio
infinitamente amato dal Padre. Sul concetto di dono e sul concetto di donazione
per spiegare in qualche maniera la persona - dono dello Spirito santo rimando ai
testi di don Renzo Lavatori3,
nonché alle sue conferenze radiofoniche a Radio Maria.
L’azione dello Spirito santo nell’uomo.
L’uomo,
creatura amata da Dio, che lo ha fatto a sua immagine, ha deliberatamente
deturpato questa sua impronta divina con il peccato. Tutti portiamo questo peso,
e le sue conseguenze. Perciò lo Spirito santo viene donato all’uomo che si
apre alla sua azione per ricreare
l’anima umana, per una nuova creazione spirituale. Questa re-formatio
implica quindi l’infusione da parte dello Spirito santo di una forma nuova del
cuore dell’uomo. La grazia è questa forma nuova, questa nuova maniera di
essere che rende capace l’uomo di iniziare il suo cammino verso Dio: “Gratia
est forma a Deo gratis data sine meritis, gratum faciens habentem et opus eius
bonum reddens ( La grazia è la forma data gratuitamente da Dio senza
merito, rendendo grato colui che la possiede e rendendo buona la sua azione)4
.
Possiamo definire
questo primo momento che avviene all’inizio della vita dell’uomo, o comunque
al momento della sua conversione come illuminazione, riprendendo i termini di S. Bonaventura. E’ il
momento indispensabile per iniziare il cammino verso Dio, come egli concepisce
la vita cristiana, ed è un dono del tutto imprevedibile della liberalità
divina, come abbiamo detto, il momento della nuova creazione dell’uomo5.
E’ questo un puro dono di Dio, in quanto l’uomo non può arrivare con le sue
forze ad attingere a questa realtà.
E’ un vero e proprio passaggio dal peccato alla grazia, dalla condizione di
lontananza da Dio alla condizione di viator,
cioè di colui che cammina verso Dio.
In questa nuova
creazione vengono dati all’uomo sette virtù e sette doni dello Spirito santo;
mentre le sette virtù (teologali e cardinali) hanno la capacità di orientare
e rettificare il cammino cristiano, i sette doni dello Spirito santo
hanno la funzione di facilitare questo cammino, expedire,
come dice lo stesso santo6.
E’ il secondo momento, quello della purificazione,
perché i doni dello Spirito santo servono anche ad eliminare gli ostacoli che
appesantiscono le nostre facoltà, e ad abilitarle verso la comunione con Dio7.
Questi doni non sarebbero indispensabili all’uomo in ordine alla salvezza
eterna, come le virtù, quindi attestano ancora la liberalità divina, e sono appunto detti doni, attribuiti allo
Spirito santo, Primo dono8.
Il terzo momento,
che appartiene sempre a questo cammino spirituale è quello della perfezione,
che si avrà in maniera stabile nella comunione eterna con Dio, ma che, proprio
per l’azione dello Spirito santo, può essere raggiunta in particolari momenti
dall’uomo che si rende docile alle ispirazioni ed alle luci che lo Spirito gli
dona, sia attraverso la preghiera, sia attraverso il confronto comunitario, sia
attraverso l’ascolto della parola di Dio. Bisogna sottolineare che questi tre
momenti del cammino spirituale sono compresenti e si ripetono spesso, anche se,
sul piano della storia di ciascuno, c’è un momento illuminativo, un momento
di purificazione, e ci sarà uno di perfezione, che corrisponde alla comunione
mistica e affettiva con Dio. Possiamo quindi dire che la teologia bonaventuriana
sullo Spirito santo è una teologia vista dalla
parte dell’uomo, in quanto essa è come un cammino mistico che ha come
fine la contemplazione della Trinità, che è amore e beatitudine eterna:
infatti “è necessario che, dove è
la beatitudine, ivi sia anche l’amore sommo...E’ con questo amore che
il Padre ama il Figlio; ed è un ardore infinito...come e-fluente ed e-flusso
nel Figlio, come ri-flusso nello Spirito santo”9.
Il dono dello Spirito nella teologia di S.
Tommaso d’Aquino
Al contrario di
S. Bonaventura, il pensiero di Tommaso si presenta quasi come già formato fin
dalle sue prime espressioni, anche se oggi si ammette una certa evoluzione. La
grandezza di S. Tommaso, che saprà superare S. Bonaventura in precisione ed in
tecnica speculativa, sta nella novità del suo insegnamento, pienamente inserito
nella tradizione biblica, patristica, ecclesiale, ma anche capace di sfruttare
le novità portate dalla scoperta della filosofia aristotelica. Guglielmo di
Tocco esprime bene questa novità, nel racconto della vita di Tommaso:
“Nelle
sue lezioni egli introduceva nuovi articoli, risolveva le questioni in modo
nuovo e più chiaro, con nuovo argomenti. Di conseguenza, coloro che lo
ascoltavano insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano
dubitare che Dio l’avesse illuminato con una luce nuova: infatti si possono
mai insegnare o scrivere opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio una
ispirazione nuova?”10.
Qual’è dunque
questa grande novità, che ha fatto di S. Tommaso il Dottore comune della
Chiesa, novità che ne fa anche oggi uno dei più grandi teologi e filosofi di
tutti i tempi? Lo scopriremo insieme proprio studiando in maniera sintetica
il dono dello Spirito santo, così come appare in alcuni dei più famosi
scritti tomisti.
La persona dello Spirito santo
Rispondendo ( ma
sempre senza polemica) alla concezione agostiniana di Bonaventura, Tommaso vede
anzitutto Dio come “soggetto” cioè
come argomento di studio della teologia: tale studio è possibile sia per nesso
creaturale che per la storia stessa della salvezza. L’uomo cioè è
ontologicamente capace di conoscere Dio, e questa sua conoscenza può avere un
seme di verità, come dimostrano le ricerche di filosofi pagani come Platone,
Aristotele o Plotino. Questo è reso possibile anche per la struttura stessa
della storia della salvezza, dalla quale con sicurezza possiamo conoscere Dio,
in quanto Lui si è rivelato a noi. Ora il disegno della storia della salvezza
consiste in un movimento circolare, che ha come inizio la carità fontale del
Padre, dal quale derivano tutte le cose per creazione: ed ha come fine la
beatitudine eterna ed il ritorno al Padre
stesso, reso possibile dalla Pasqua del Cristo e dall’effusione dello Spirito.
Lo schema emanazione- ritorno è
preso dai filosofi dell’antichità (Plotino) e riportato nel Commento
alle sentenze di Pietro Lombardo, nonché nella famosa Summa
Theologiae, perché tale schema, prima di essere filosofico o teologico, è
uno schema biblico, in quanto corrisponde alla divina Rivelazione. La novità più
grande sta nel fatto che questo movimento circolare presente nella creazione
(piano naturale) corrisponde alla vita divina trinitaria (piano soprannaturale)
ed è sua immagine. La creazione , il movimento di emanazione, ha come
corrispondente la generazione eterna del Figlio, mentre il ritorno al Padre ha
come corrispondente la spirazione dello Spirito santo.
Per S. Tommaso
quindi la generazione del Figlio è
un atto che riguarda l’ intelletto
divino, ed ha come corrispondente la sapienza che risplende nella creazione, la
Parola creatrice; la spirazione dello
Spirito santo è un atto che riguarda l’ amore scambievole del Padre e del Figlio, ed ha come corrispondente
il movimento che tutte le creature, ed in special modo l’uomo, hanno verso
Dio, in quanto in esse c’è una spinta, anche inconsapevole,ma
vera, verso l’amore eterno che è il Padre. Con la Pasqua del Cristo lo
Spirito santo viene effuso su ogni uomo come dono, e l’amore verso il Padre,
immagine dell’amore eterno del Figlio Gesù verso il Padre, diventa
la spinta consapevole di ritorno. Lo Spirito santo è quindi la persona- amore che, effusa nel cuore dell’uomo, lo rende
capace pienamente di scoprire ed accogliere l’amore del Padre,
di abbandonarsi e di ricambiare questo amore come figlio. La natura
divina e la volontà divina, secondo S. Tommaso, possono quindi identificarsi
con l’amore, secondo le parole di Giovanni, per il quale “Dio
è amore”.
L’ azione dello Spirito santo nell’uomo
Una prima azione
attribuita da Tommaso allo Spirito santo come persona - amore è quella della conoscenza
di Dio. Infatti “non si può amare una
cosa se non la si conosce”11
, e quindi si può amare Dio solo conoscendolo. Ora ci sono tre modi di
conoscere la realtà: sensibile, razionale, spirituale. Quello sensibile
riguarda il mondo fisico ed anche l’uomo in quanto creatura. Invece, per
quanto riguarda Dio questo è il momento negativo
(apofatico) della conoscenza, in quanto Dio non possiamo né vederlo, né
toccarlo. Quello razionale riguarda
la conoscenza della realtà sensibile ordinata secondo le scienze, oppure, nei
riguardi dell’uomo, anche le scienze che riguardano la sua parte immateriale :
sociologia, antropologia, psicologia, filosofia. Per quanto riguarda Dio, c’è
la possibilità di una conoscenza razionale, tramite la filosofia, con la quale
si riconosce Dio come causa e fine di tutte le cose: è un primo momento positivo.
Ma c’è una conoscenza ancor più profonda che è quella spirituale,
che si ha fra due persone quando una rivela all’altra tutto il suo essere, i
suoi pensieri, i suoi progetti, la sua comunione d’ amore e di amicizia. Tale
conoscenza è possibile tra gli uomini se c’è la libera volontà di donarsi
all’altro, senza paure o schemi, e la libera volontà di accogliere, di amare
l’altro come dono, senza pregiudizi o schemi di sorta. Ora tale conoscenza è
anzitutto tipica delle tre persone divine. Il Padre conosce il Figlio nello
Spirito santo, e si dona totalmente a lui, il Figlio conosce il Padre nello
Spirito santo ed anch’egli offre tutto se stesso al Padre. Nella Trinità
santissima è lo Spirito, una persona, che fa da tramite, se così possiamo
dire. Ora la novità è che anche l’uomo può avere, sia pur in maniera ancora
imperfetta su questa terra, una conoscenza di Dio che supera i primi due
livelli, e diventa conoscenza spirituale: ma ciò è reso possibile solo dall’
azione sottilissima e delicata dello Spirito santo, che, effuso nel cuore umano,
lo rende capace di accogliere l’ autorivelazione divina. A questo punto Dio
non sarà più conosciuto semplicemente come essere trascendente i nostri sensi,
o come causa e fine di tutte le cose, ma come Padre, che vuol comunicare a noi,
suoi figli, il suo amore. Ma per conoscere questa meravigliosa realtà occorre
necessariamente l’ azione dello Spirito santo, perché con le sole forze umane
avremmo solo una conoscenza confusa e parziale di Dio. Così lo Spirito è dono
che apre alla conoscenza del mistero di un Dio che è anzitutto
persona, e del mistero degli uomini, che possono accogliere o rifiutare tale
conoscenza.
Un secondo
aspetto dell’ azione dello Spirito santo nell’uomo, secondo la prospettiva
tomista, è quello di essere colui che aiuta l’uomo nel suo cammino di ritorno
al Padre. L’uomo, come creatura, è già predisposto a questo cammino, ma lo
Spirito santo ci spinge, con i suoi suggerimenti, a non sbagliare strada e ci dà
la forza per rendere questo cammino più celere, più spedito. E’ un po’ la
differenza che passa tra una barca a remi ed una a vela. Questo soffio
spirituale spinge la nostra barchetta verso la meta sicura che è la
comunione con il Padre: non c’è bisogno di affaticarsi a remare, o a cercare
le correnti giuste, basta abbandonarsi al soffio dello Spirito, che riempie la
nostra anima e la fa veleggiare verso la casa del Padre. Moltri filosofi
dell’antichità, ed anche molti uomini di oggi si arrovellano giorno per
giorno, con fatica e con molti insuccessi, per cercare una strada che
corrisponda al loro bisogno d’amore e di pace. Ora l’ azione dello Spirito,
se assecondata, è capace proprio di facilitare enormemente ed alleviare questa
fatica, illuminando il nostro cammino come una bussola, e spingendoci avanti
verso la meta desiderata, che è la comunione con Dio, la sua amicizia, proprio
perché “è proprio degli amici
ricercare la comunione”12
.
Un ultimo
aspetto, collegato a questi, è quello dei doni
dello Spirito. Essi sono vari, distribuiti a ciascuno per il bene personale
( i 7 doni, le virtù, le potenze o possibilità personali) o per il bene della
Chiesa (carismi). Ora la caratteristica dei doni dello Spirito è di non essere
fatti per stare chiusi in cassaforte, ma proprio per la provenienza dallo
Spirito che ha come caratteristica personale quella di mettere in comunione il Padre ed il Figlio, essi si riflettono,
anche inconsapevolmente, sulle persone in maniera da metterle in comunione fra
loro, e far sì che tutti possano essere aiutati, incoraggiati, spinti a
camminare assieme verso la meta, che è la casa del Padre. Essi quindi
coinvolgono tutte le persone con cui si viene a contatto, ma con un carattere
particolare: essi infatti si manifestano, come è stato per Gesù, nella debolezza
della condizione umana: solo la fede può far scoprire dietro le persone, l’
azione rinnovatrice dello Spirito santo. Essi sono indispensabili per far
scoprire agli uomini il loro fine ultimo, trascendentale, soprannaturale, cosa
impossibile con le sole forze umane, come giustamente S. Tommaso sottolinea13.
Perciò S.
Tommaso considera il dono dello Spirito nella dimensione oggettiva, e la sua teologia dello Spirito santo può essere
definita come vista dalla parte di Dio.
In tal senso, essendo stato capace, con le categorie del tempo, di mettere in
equilibrio dimensione naturale e soprannaturale,
dimensione storica e metafisica, egli ha superato, proprio in chiave mistica, la teologia
di S. Bonaventura. La divina Rivelazione non è più solamente estrinseca
all’uomo, ma ne coinvolge totalmente l’essere, in quanto creato da Dio e
quindi essenzialmente buono, anche se peccatore. La cosa più sorprendente di
Tommaso sta nell’aver usato per proporre le sue grandi intuizioni teologiche
il linguaggio tecnico e scientifico dei filosofi pagani, riconoscendo in essi
una capacità di verità che andava al di là della loro ignoranza della
Rivelazione.
Conclusione
Abbiamo fatto un
rapidissimo excursus in alcuni aspetti
tra i più appariscenti della teologia tomista e bonaventuriana. Abbiamo visto,
e possiamo confermare, la diversa impostazione delle due teologie tramite i due
schemi allegati, che vogliono sinteticamente mostrare le due teologie. Essi
possono essere utili proprio a scopo didattico e di messa a fuoco intuitiva del
confronto che ci siamo proposti. Non si può certo pretendere di aver detto
tutto: grande è infatti il mistero che ci sta di fronte, e grande la
riflessione che a tale proposito questi due grandi teologi furono capaci di
fare. A me non resta che augurarmi ed augurare a chi leggerà questo piccolo
saggio di poter sempre accogliere lo Spirito santo che come dono è stato
riversato in noi con abbondanza, e che queste brevi riflessioni, se saranno
state ispirate dallo Spirito santo, possano arrivare, a Dio piacendo, a tante
persone. Possa l’infinita potenza dello Spirito di Dio esaudire questa mia
preghiera.
[1]
I Sent. d.10, a.1,
q. 1, f.5
2
I Sent, d.18, q.3, f.3
3 LAVATORI R. , Lo Spirito santo dono del Padre e del Figlio; Il dono di Dio, tutti editi dalle Ed. Dehoniane, Bologna.
4 II Sent, d.26, db.2
5 Questo termini sono desunti dal trattato di spiritualità De triplici via, mentre il concetto di vita cristiana come cammino è espresso magistralmente nel celeberrimo “Itinerarium mentis in Deum”.
6 Coll. 1, n.17
7 BIGI C. V., Studi sul pensiero di S. Bonaventura, ed. Porziuncola, S. Maria del Fiore, Assisi 1988
8 III Sent., d.34, p.1, a.1, q.1.
9 BIGI C.V. ( a cura di), San Bonaventura, La sapienza cristiana; Collationes in Hexaemeron, tr. it., ed. Jaca Book, Milano 1985
10 DI TOCCO G., Vita S. Thomae Aquinatis auctore Guillelmo di Tocco, in Fontes Vitae S. Thomae Aquinatis notis historicis et criticis illustri, ed D. Prummer e M. H. Laurent, Tolosa 1911- 1937.
11 Cont. Gent. L. IV, c. 19, tr.it. a cura di T. S. CENTI, ed UTET, Torino 1984.
12
ibid.,
c.19.
13
Summa Theol., I-II, q. 68, aa. 1-2.