I califfi e lo sviluppo dell’Islam
Pagine dedicate alla memoria di mio nonno Umberto, che per molti anni visse da italiano nell'Africa araba.
Alla
sua morte, il Profeta non aveva messo per iscritto le rivelazioni ricevute, né
dato disposizioni sulla sua successione spirituale. La comunità araba era
abituata a decidere in maniera democratica chi fosse la guida morale e sociale,
ma questo caso era particolare, in quanto solo Muhammad era stato protagonista
delle rivelazioni angeliche, e quindi nessuno poteva arrogarsi il diritto di
prenderne il posto “tout court”. Fu quindi stabilito che alla guida spirituale e
politica della comunità islamica sarebbe stato posta un uomo che era costituito
così il “vicario” del Profeta. Nacque così la figura del califfo (khalīfa).
Ma qual’era la linea da seguire per la successione? Questo fu il problema più
difficile da affrontare. Nella comunità islamica si distinsero sostanzialmente
tre posizioni. Alcuni dicevano : il califfo deve essere la persona più degna dal
punto di vista spirituale. Fu la posizione dei Khagiriti, ma questa posizione fu
rifiutata, non senza lotte. Altri dicevano: il califfo deve essere diretto
discendente del Profeta. E un diretto discendente di Muhammad c’era: Alì, suo
cugino, che aveva sposato la figlia di Mohammad, Fatima. Ma questa posizione
fu fonte di divisione nella comunità islamica tra i Sunniti (seguaci della
Sunna) e i compagni di Alì (sciiti, il cui capo spirituale è lo Scià). Chi
furono quindi i primi califfi, o guide politico- spirituali (imam)? Furono
coloro che erano stati i primi convertiti e i più vicini al Profeta, eletti
secondo il solito sistema democratico arabo. E qui abbiamo figure fondamentali
non solo per la storia dell’Islam, ma per tutta la storia : Abu Bakr, Omar,
‘Uţmān , Alì, Muāwiyah, capostipite della dinastia omayyade, a cui seguì quella
abbaside. Sotto questi califfi avvennero tre fatti fondamentali: la stesura del
Corano e della Sunna, che costituiscono la base scritta dell’Islamismo e della
legge islamica (Shari’a); la costituzione dello stato islamico; la sua
espansione ad occidente ed a oriente, fino all’invasione dei Mongoli
(632-1258).
L’Islam quindi si presenta come una delle grandi religioni del libro, cioè che attingono la loro fede da una rivelazione divina, affidata a persone che ricevono una vocazione specifica da parte di Dio. In tal senso il fedele musulmano e lo stato islamico rispettano le altre religioni del libro (zoroastrismo, ebraismo e cristianesimo ), che vedono come preparazione all’ultima e definitiva rivelazione affidata al Profeta Maometto. Questa rivelazione è trascritta nel sacro libro del Corano. Il libro è composto da 114 capitoli detti “sure” e da oltre seimila versetti. Esso è trasmesso senza alcuna variazione e interpretazione dai fedeli musulmani, in quanto per essi si tratta di parola di Dio. In tale contesto anche le traduzioni, ormai presenti, sono considerate solo un aiuto per capire il testo arabo, mentre le preghiere sono recitate in lingua originale. La “Sunna” è invece il complesso degli atti e delle parole del Profeta (hadith) , trasmessi ai suoi Compagni e ai loro successori, e costituisce la seconda fonte della legge islamica.
Il fedele musulmano ha 5 obblighi fondamentali, detti i cinque pilastri dell’Islam: la professione di fede (Shahāda); le preghiere rituali (Salāt); il digiuno durante il mese di Ramadan; l’elemosina (Zakat); il pellegrinaggio a La Mecca (Hajj). La professione di fede è in Allah come unico Dio e in Maometto come suo profeta. Le preghiere rituali sono rivolte alla Mecca, e consistono soprattutto in preghiere di lode ad Allah, e recita dei versetti del Corano. Il digiuno si svolge nel mese di Ramadan, secondo il calendario lunare arabo. Esso consiste principalmente nell’astenersi da cibo e bevande dal sorgere del sole al suo tramonto. L’elemosina verso le fasce più deboli della società islamica o per il sostentamento delle moschee è una pratica che è attuata regolarmente dai fedeli islamici. Il pellegrinaggio a La Mecca è obbligatorio una volta nella vita, per coloro che sono in grado di farlo e non hanno impedimenti gravi.
L’intuizione
più grande del Profeta fu però quella di legare la fede nell’unico Dio alla
struttura unitaria della comunità araba che, forte dell’unità sotto la bandiera
dell’Islam e certa nella missione di conquistare alla fede i territori
circostanti, sottomise in pochi decenni l’impero persiano ad est, tolse la Siria
e la Palestina al potere bizantino, come anche tutta l’Africa del nord,
spingendosi fino al cuore dell’Europa occidentale. Il vuoto di potere reale nei
territori del Medio oriente, la crisi contemporanea degli imperi sassanide e
bizantino e la presenza tra gli arabi di generali di eccezionali capacità furono
gli ingredienti dell’espansione islamica, con la conquista alla nuova fede ed al
califfato di un immenso territorio. Questi territori sono ancor oggi rimasti
nella sfera d’influenza religiosa e politica dell’Islam. L’espansione e il
consolidamento della nuova fede islamica nei territori è un fatto che
caratterizza il Medio evo dall’epoca antica, e si è trasmesso fino a noi.
In tal senso molto spesso in Occidente si
parla di “jihad islamica”, facendo coincidere questa parola con il concetto di
“guerra santa” o addirittura con l’intera religione islamica. In realtà non è
così. La parola jihad è di difficile traduzione in italiano, come afferma Sergio
Noja, il più grande arabista italiano del ‘900. Letteralmente significa “sforzo
interiore”, e potrebbe essere riconducibile alla conversione verso la purezza
della fede. Nel quadro della conquista islamica medievale, questo aspetto si
concretizzò comunque in lotte fra cristiani ed islamici, che erano insieme
politiche e religiose, secondo lo spirito dell’uomo medievale, e che sfociarono
nelle Crociate, di cui scrivo in altre pagine di questo sito, e nella
Reconquista spagnola. Certamente alcuni gruppi fondamentalisti presenti
nell’Islam, ancor oggi vorrebbero far coincidere lo spazio religioso con quello
politico. Così, nel quadro di una società mondiale globalizzata, organizzano
gruppi di guerriglia o terrorismo, che si autodefiniscono “jihad”. Si tratta
però di gruppi che costituiscono solo una minima parte di una religione, che è
seguita da diverse centinaia di milioni di persone, e con le loro azioni in cui
politica e religione sono ancora confuse, non fanno che rendere un’immagine
negativa o quanto meno distorta di una fede che ha comunque una sua storia, una
sua cultura e una sua dignità. Bisogna sottolineare anche che questi gruppi
hanno un certo peso politico in alcuni paesi del Medio Oriente e dell’Africa
islamica, e questo porta a situazioni di disagio se non di intolleranza verso
coloro che professano altre religioni. La stessa cosa capita anche nell’ambito
di un certo pensiero occidentale di marca fortemente nazionalista, che tende a
mal tollerare la presenza di persone proveniente da paesi stranieri, e
specificatamente di religione islamica. In ogni caso nei paesi arabi gli usi e i
costumi sono fortemente influenzati dalla legge islamica, per cui gli
occidentali che vogliono visitare o avvicinarsi a questi paesi, dovranno farlo
con il dovuto rispetto delle regole sociali e religiose.
La coincidenza tra spazio religioso e spazio politico sociale nell’Islam delle origini, portò alla conquista di vasti territori, dove però mai gli arabi imposero conversioni di massa. Essi costituirono nei territori occupati militarmente una classe dirigente di religione islamica (Diwan), dove però continuarono a convivere le altre religioni monoteiste, come avviene anche oggi in molti paesi arabi.
Un momento particolare dell’Islam delle origini fu la controversa ascesa di Alì al ruolo di califfo (656-661). Essa provocò la prima scissione all’interno della comunità islamica. Il nodo centrale era la successione di Muhammad. Mentre, seguendo le parole e i gesti del profeta confluiti nella Sunna la grande maggioranza della Umma preferiva l’antico metodo democratico arabo, eleggendo una persona eminente ad imam o califfo, Alì e i suoi compagni sostenevano che la successione spettava ai discendenti diretti del Profeta. Da qui la divisione, ancora in atto, tra la grande maggioranza dei fedeli, chiamati Sunniti, e una minoranza di compagni di Alì, gli sciiti, che hanno come guida spirituale la figura dello Scià. Essi sono presenti soprattutto nella Persia, l’attuale Iran, e l’ultimo Scià noto anche al mondo occidentale, è stato Muhammad Reza Pahlevi.
La conquista islamica medievale, portatrice di una nuova religione, una nuova cultura e una nuova scena politica nel mediterraneo, si concluse con il concludersi dell’ultimo sultanato, quello spagnolo di Granada, sconfitto da Isabella di Castiglia il 2 gennaio 1492, e che chiudeva così la Reconquista. Ma quelli erano ormai tempi nuovi: Colombo stava per compiere quel viaggio verso il Nuovo Mondo, che avrebbe cambiato la faccia della storia.