IL LATO LUMINOSO DELLO SPIRITO MEDIEVALE:
di Renzo Lavatori
Raffaello, Madonna Sistina, particolare
E' con grande piacere che ospito nel mio sito l' autorevole intervento di don Renzo Lavatori, docente di teologia dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e presso il Pontificio Istituto "Santa Croce", ambedue a Roma. Autore di numerose pubblicazioni su temi della teologia dogmatica cristiana, ha concentrato negli ultimi anni la sua ricerca su un tema particolare della fede cattolica: gli angeli e i demoni. Temi quanto mai attuali, in quanto vengono pubblicati molti testi su questo argomento, che spesso creano confusione e disorientamento per i lettori non esperti. Chi sono gli angeli? creature o semidei? messaggeri di Dio o potenze naturali identificate in esseri sovraumani? Rispondono alle esigenze di una cultura scientifica ancora rozza ed imperfetta, oppure la loro presenza rientra nell'ordine della creazione? Qui il prof. Lavatori ci guiderà in una breve sintesi sulla visione che ebbero gli uomini medievali sugli angeli.
La questione metafisica dell’angelo
Il pensiero medievale si concentra essenzialmente intorno alla speculazione sulla natura degli angeli, privilegiando la riflessione metafisica a quella teologica e salvifica dell’età precedente. L’iniziativa parte da Scoto Eriugena (810-887), con la sua concezione della luce divina che si riflette negli angeli, equiparati così alle idee universali o sostanze separate. Queste idee, o sostanze separate, la cui concezione era di origine greca, trasferite nel pensiero cristiano, sono state identificate in qualche modo agli esseri angelici, ma è stato precisato che gli angeli sono creature di Dio e suoi ministri; non possono confondersi con l’essere divino quali fossero sue idee eterne. Da qui l’affermazione della loro natura puramente intellettuale, come sostanza semplice e immateriale, la quale però non possiede l’essenza infinita di Dio.
Si fa strada in tal modo la concezione della natura spirituale degli angeli, questione dibattuta soprattutto all’inizio del XII secolo e conclusa solo con la grande scolastica del XIII secolo. Alcuni teologi medievali, come Bernardo e Bonaventura, continuano ad attribuire agli angeli una qualche materialità, per distinguerli dall’essenza divina totalmente spirituale e semplice. Ma altri pensatori, come Riccardo di S. Vittore e poi Tommaso d’Aquino in modo definitivo, sostengono la natura incorporea e pienamente spirituale degli angeli. Questi, tuttavia, come creature, sono delimitati nel loro modo di esistere e non possono confondersi con l’essere divino.
Bernardo
di Clairvaux
(1091 – 1153) e l’angelo custode.
Per Bernardo
gli angeli sono partecipazione della perfezione divina e agiscono in
dipendenza della volontà e della potenza di Dio. Egli considera il ministero
degli angeli come una mediazione tra Dio e gli uomini, perché il
loro operato consiste nel salire e scendere dal cielo, secondo le parole stesse
di Gesù (Gv., 1,51). La via ascendente è quella che porta alla beatitudine
celeste, data dalla contemplazione di Dio, mentre la via discendente avviene
quando essi si volgono verso la terra con compassione per venire in nostro
soccorso. Così facendo, gli angeli imitano l’esempio di Cristo, divenendo
come lui servitori dell’uomo, affinché l’uomo si elevi e salga fino a Dio.
In tal senso sono compagni degli uomini e loro servi, in ossequio alla volontà
di Dio.
L’azione svolta dagli angeli è soprattutto quella di custodia di
ogni uomo. Bernardo sottolinea particolarmente questo aspetto, che si presta
molto bene a richiamare i monaci alla docilità nei confronti dei suggerimenti
dell’angelo custode, in modo da progredire sul cammino della santificazione.
Questa sottolineatura ha avuto poi grande influsso sulla pietà popolare. Gli
angeli, come protettori e difensori, sono presenti ovunque l’uomo si trovi;
nei momenti di afflizione e di prova deve invocarli. Sono gli angeli, con le
loro mani, a sostenerlo e rafforzarlo; le loro sono mani spirituali, che in
mille modi vengono in soccorso di ciascun eletto a cui Dio li ha affidati.
Spesso queste mani invisibili proteggono l’uomo anche quando non se ne avvede,
da numerosi pericoli, sia fisici che morali. In tal modo l’aiuto angelico
serve a superare e trasformare i momenti di sofferenza in eventi di grazia.
Queste medesime mani, alla fine della vita, solleveranno l’anima umana verso
il cielo.
La riflessione
islamica
Nel Corano si parla spesso degli angeli, della loro natura e missione. L’esistenza degli angeli e un articolo di fede per 1’islamismo, cosi come 1’unita di Dio e le altre verità contenute nel libro sacro. Vi si distinguono tre specie di esseri invisibili: gli angeli, i dijnns (geni) e i shayatin (demoni), che hanno la medesima natura ma differiscono quanto a grado, funzioni e attributi. Tutte le sostanze angeliche sono munite di vita, di parola e d’intelligenza (Sura, 55,15); possiedono una natura ignea e luminosa; sono sottomesse alla volontà divina e si nutrono della sua contemplazione; reggono e governano il cielo e la terra, agendo sulle forze e sugli elementi della natura, come il vento e le nubi (Sura, 25,48; 27,63; 30,46; 35,9). Sono divisi in sette cieli e formano al di la dei cieli un esercito di miriadi di angeli (Sura, 74,34). Essi svolgono un’attività molteplice: pregano Allah e sorreggono il suo trono (Sura, 69,17; 39,75); sono i guardiani del santo Corano in cielo e portano verso gli uomini il santo libro (Sura, 81,19; 68,40); sono i custodi dell’uomo (Sura, 13,11; 6,61; 41,30); aiutano i credenti (.Sura, 3,125; 8,9), ecc. I testi del Corano costituiscono la base per ulteriori approfondimenti fatti da pensatori e mistici islamici. Fra essi spicca la figura di Avicenna (980-1037), il cui pensiero fu conosciuto e apprezzato anche nel mondo cristiano. Per Avicenna gli angeli sono di due tipi: gli angeli di natura spirituale e puramente intellettuale, le intelligenze celesti, e gli angeli preposti al moto e al governo dei cieli astronomici, le anime motrici degli astri.. Egli racconta, nel Libro dell’ascensione celeste, come in una veglia notturna, in un profondo silenzio, 1’arcangelo Gabriele appare al profeta e lo invita a seguirlo nell’ascesa dei diversi cieli.Passando di cielo in cielo, incontra 1’arcangelo Michele . Michele conduce il veggente, attraverso numerosi veli (settantamila), alla contemplazione di ciò che non ha più nulla di terreno e di sensibile. A questo punto non c’e più la visione, ma soltanto la percezione interiore della presenza divina. In questo racconto viene sottolineata la funzione mediatrice dell’angelo che conduce il mistico fino all’accoglienza silenziosa della rivelazione donatagli dall’arcangelo Michele. Solo attraverso 1’intervento angelico gli gnostici possono avere accesso alla voce suprema che acquieta tutti i desideri e dissipa ogni dubbio. Tuttavia non si riesce a capire fino a che punto la mediazione dell’angelo coincida con l’essere divino che nell’angelo si rivela, in una sorta di identificazione tra 1’angelo e la divinità, in corrispondenza per altro all’emanazionismo ontologico del neoplatonismo. Simile alla visione di Avicenna, ma con una accentuazione ancora più spirituale, e la riflessione del mistico iranico Sohravardi (m. 1191). Gli angeli sono gli intermediari per eccellenza nelle relazioni tra 1’uomo e la sfera celeste. Questo è 1’aspetto che domina tutto il pensiero di Sohravardi.In un breve racconto, intitolato Il fruscio delle ali di Gabriele, egli descrive il suo incontro con 1’angelo nella notte, intesa nel senso mistico del tempo in cui 1’anima si astiene da ogni attività fisica e si libera di ogni preoccupazione esteriore. Il luogo in cui si attua 1’incontro è il «tempio interiore». nel santuario intimo dell’anima dove e possibile 1’unione con 1’angelo. Questo tempio ha due porte: una che si apre verso il mondo esterno e 1’altra verso la grande pianura del deserto spirituale. Sohravardi dice che non è possibile aprire la seconda se non viene chiusa la prima. Perciò l’angelo si fa l’interprete dei mondi celesti non rivelati e superiori al mondo dell’uomo terreno. Senza questa funzione teofanica e interpretativa dell’angelo, tutti i mondi celesti non sono che silenzio per 1’uomo. La funzione angelica è quella di guidare e illuminare gli uomini nell’ascesa spirituale di cielo in cielo; senza 1’apporto dell’angelo l'uomo è incapace di elevarsi così in alto, anzi rimane prigioniero delle ombre e dei meandri del mondo sensibile, si smarrisce nel deserto dell’incerto e dell’inconoscibile. Negli scritti di Sohravardi, come risulta anche dai suoi commentatori, non sempre e possibile distinguere 1’angelo primordiale della specie umana quale essere intermediario con la divinità e 1’entità angelica quale attuazione della natura perfetta e assoluta di Dio. E la medesima incertezza riscontrata nel pensiero di Avicenna, ma qui forse in modo ancora più accentuato, in stretta dipendenza dallo zoroastrismo.
La
posizione della Chiesa
Leonardo da Vinci, Annunciazione
Il XIII secolo è inaugurato dalla celebrazione del concilio ecumenico Lateranense IV (1215) che segna una tappa di capitale importanza per conoscere la dottrina della Chiesa sugli angeli e demoni. In esso è posta una dichiarazione dogmatica (Firmiter), che riguarda propriamente questo argomento, in risposta alle concezioni errate dei catari e degli albigesi, rapidamente diffuse in quei tempi in Europa, soprattutto nel mezzogiorno di Francia. Il movimento dei catari e degli albigesi aveva cominciato a diffondersi dopo la meta del XII secolo e riprendeva 1’eresia dei bogomili di Bulgaria, che a sua volta derivava dall’insegnarnento dualista e gnostico dei manichei. Esso ammetteva un rigido dualismo che contrappone fra loro Dio e Satana come due principi quasi equivalenti: Dio, il creatore, che ha dato origine solo agli esseri spirituali buoni; Satana, principio increato del male e creatore della materia in tutte le sue forme.In relazione a queste idee, il concilio Lateranense asserisce anzitutto che esiste un solo e unico principio creatore di tutte le cose esistenti, quelle invisibili e quelle visibili.1noltre viene affermata la totalità e universalità della creazione, nel senso che 1’atto creativo abbraccia tutti gli enti esistenti al di sotto di Dio, anche quelli spirituali, cioè gli angeli. Gli angeli quindi fanno parte degli enti creati da Dio e sono anch’essi sottoposti all’azione divina che li ha prodotti dal non essere all’esistenza. Essi sono creature di Dio in tutti i sensi e a tutti gli effetti. Si parla anche dell’uomo, inteso nella sua unità concreta di spirito e di corpo, e si afferma che l’essere umano integrale e stato creato da Dio. Ciò contro la dottrina albigese che considerava 1’uomo come un angelo decaduto e imprigionato nella materia prodotta da Satana; oppure contro la concezione manichea e platonica del corpo umano come elemento negativo e malefico. Al contrario si evidenzia il senso positivo della realtà materiale, anch’essa prodotta dall’unico principio creatore, e si pone 1’uomo quale punto d’incontro tra 1’universo spirituale e quello materiale, unendo in sé lo spirito e il corpo.
La speculazione
scolastica
Cimabue, Maestà della Madonna
La massima espressione del pensiero cristiano nel Medioevo si e avuta con il XIII secolo, quando sono sorti i grandi sistemi teologici, dovuti a menti acute e profonde, che rappresentano il più elevato sviluppo della speculazione scolastica, cioè della riflessione svolta nelle scuole di teologia.. Un rappresentante di primo piano è Bonaventura da Bagnoregio (1217 ca.-1274). Egli evidenzia la distinzione personale degli angeli, poiché ogni angelo è una persona individuale.Essi possiedono le facoltà e le attività proprie degli esseri intelligenti: la memoria, 1’intelletto e la volontà; pertanto possono usare del libero arbitrio per scegliere il bene e rifiutare il male.Dallo Pseudo-Dionigi, Bonaventura riprende la divisione gerarchica degli angeli in nove cori: serafini, cherubini e troni, dominazioni, forze e potestà, principati, arcangeli ed angeli. Nella prospettiva gerarchica, ogni coro, composto di tre ordini di angeli, riproduce L’immagine della Trinità secondo una gradazione successiva, che dal primo coro scende al secondo e infine al terzo, per poi riversarsi sulla Chiesa. Il primo coro e simile al Padre; il secondo al Figlio; il terzo allo Spirito Santo. A sua volta, ogni coro comprende in sé tre specie di angeli, di cui una e simile al Padre, l’altra al Figlio e la terza allo Spirito Santo. Per Bonaventura gli angeli sono come una manifestazione del mistero trinitario, per mezzo della quale il pensiero approfondisce e penetra 1’essere di Dio per vedere come gli enti creati possono entrare in comunione con esso. Bonaventura sottolinea fortemente i1 collegamento tra gli uomini e gli angeli. Sono questi che aiutano l’uomo a elevarsi fino a Dio. Per questo gli angeli per se stessi non sono oggetto di contemplazione, ma semplici strumenti che consentono l’accesso alla visione di Dio. Un altro grande pensatore è Tommaso d’Aquino (1221- 1274), che ha scritto molto sugli angeli, di cui si occupa in quasi tutte le sue opere maggiori e a cui dedica alcuni trattati specifici. Egli ammette la totale spiritualità dell’essere angelico, cioè una spiritualità pura non mista a elementi materiali e corporei. Essa costituisce la novità del pensiero tomista, poiché nessuno l’aveva affermata con altrettanta decisione. Per motivare questa affermazione, Tommaso considera la perfezione e 1’ordine dell’universo, cioè il modo gerarchico e graduale con cui gli esseri esistenti sono posti nella realtà: dagli enti più bassi e materiali a quelli più alti e spirituali. Secondo tale visione, nella scala degli esseri non può esistere un ente estremo che sia unito all’altro estremo direttamente, ma solo per mezzo di enti intermedi.Occorre porre degli esseri tra questi due estremi, attraverso i quali gradualmente si discende dalla somma semplicità divina alla molteplicità corporea; ora, questi esseri medi sono precisamente le sostanze incorporee, cioè gli esseri spirituali non congiunti a un corpo, i quali sono vicini a Dio per la loro natura spirituale e vicini agli uomini per la loro realtà limitata e creata.Per Tommaso il mondo si presenta come un immenso organismo perfettamente unificato secondo un sistema organico e intelligente. Questa unione e dovuta non tanto alla connessione fisica o meccanica, quanto piuttosto al coinvolgimento, in modo gerarchico, di una grande moltitudine di esseri spirituali che hanno ricevuto da Dio la missione di presiedere e di collaborare alla realizzazione dell’ordine dell’universo e del piano sapiente di Dio, ciascuno nell’ambito a sé assegnato. Gli angeli sono gli esecutori intelligenti e liberi del pensiero divino, che governa tutte le cose da lui create.Con una concezione diversa da Tommaso, il francescano Giovanni Duns Scoto (1265 ca.-1308) considera i due mondi, quello angelico e quello umano, profondamente uniti. Infatti 1’angelo possiede un’intelligenza attiva e conosce le cose concrete come l’uomo; il suo pensiero procede in modo discorsivo e argomentativo, non solo contemplativo; 1’unica differenza sta nella maggiore chiarezza e lucidità della sua conoscenza. Circa la volontà angelica Scoto afferma che essa e sempre libera. Per questa ragione gli angeli non compiono un solo atto di scelta immutabile, sia nel bene sia nel male, ma possono fare diverse scelte successive.In questo modo i due mondi, quello angelico e quello umano, ritrovano una profonda vicinanza, con la possibile trasposizione da uno all’altro in una visione angelicata dell’uomo o al contrario verso una concezione antropologica dell’angelo, senza le dovute distinzioni metafisiche gia poste da Tommaso d’Aquino. La visione angelologica della grande scolastica continua nel pensiero mistico dei secoli XIII e XIV, in particolare quello della scuola renana, la cui espressione massima fu Meister Eckhart (1260-1328). La sua visione del mondo segue la scuola di Tommaso, ma anche di Agostino e dello Pseudo-Dionigi, con la teoria dei gradi degli esseri: sotto l’essere divino sono posti, in ordine gerarchico, gli angeli, poi le sfere celesti mosse dalle intelligenze angeliche e infine il pianeta terrestre, immobile al centro dell’universo, dimora dell’uomo. Ai due punti estremi della realtà, delimitata dal tempo e dallo spazio, c’e il nulla: al punto superiore c’e il Nulla di Dio quale negazione di ogni finitezza e distinzione; al punto inferiore c’e il nulla come totale non-essere, dal quale Dio trae le creature con un atto della sua libera volontà. Tra questi due nulla estremi e posta la coscienza dell’anima, che con la sua soggettività sa elevarsi sopra il tempo e lo spazio per immergersi nell’eterno e nell’universale. Il centro del cosmo e costituito propriamente dall’anima umana, che ha la possibilità di congiungere il nulla divino con il nulla delle creature. Nella profonda distanza tra l’infinito e il finito si inseriscono le gerarchie angeliche con la funzione di far comunicare i due mondi. Tuttavia 1’angelo, per quanto rappresenti un grado di perfezione superiore all’uomo, non può partecipare all’azione che compete unicamente all’anima, cioè 1’azione intellettuale, in forza della quale, superato ogni limite creaturale e mondano, 1’anima è resa idonea a recuperare il proprio nulla, affinché nel nulla Dio operi come in se stesso, cioè generi il Figlio.Questo atto sublime è concesso solo all’uomo, non agli angeli che rimangono eternamente immobili nella loro perfezione e non possono aggiungere né togliere nulla alla loro essenza, non possono oltrepassare il loro limite creaturale. In tal modo 1’intelletto umano sorpassa la mente angelica, raggiungendo lui solo 1’apice di una totale unione con Dio. Si tratta di un antropocentrismo razionale, preludio alla svolta moderna del razionalismo.
L ’elevazione poetica in Dante Alighieri
Barbara Boretti, L'angelo di Javhè, olio 1994
Dante Alighieri (1265-1321) ha raffigurato gli angeli in versi mirabili nella Divina Commedia, soprattutto nelle due cantiche del purgatorio e del paradiso.. Il purgatorio rappresenta il cammino cristiano per 1’espiazione dei peccati, affinché l’uomo, reso giusto, possa giungere alla beata e perenne comunione con Dio. In esso si passa di balza in balza, dove il pellegrino viene via via purificato da uno dei suoi peccati e rivestito gradualmente della santità.Di questa purificazione sono ministri gli angeli, i quali appaiono nella loro superiore realtà spirituale, ma insieme sono pieni di rispetto e di tenera compassione per gli uomini che espiano. Anzitutto vi e 1’angelo nocchiero che conduce al luogo della purificazione le anime morte in grazia di Dio. Il suo aspetto non viene colto subito e totalmente, ma in modo progressivo: prima appare la luce del suo volto, poi le due masse bianche delle ali, infine la veste candida, senza che si possano indivi- duare i lineamenti precisi del suo viso. Cio sta a significare la sua realta celeste e superiore all’uomo (Purg., 2,10-8O). Nella valletta dei principi, all’ora della compieta quando tramonta il sole, due angeli guardiani difendono le anime dalle insidie del serpente che striscia tra i fiori; essi sono armati di spade infuocate e senza punta, simboli della misericordia e della giustizia di Dio (Purg., 8,25-39; 97-108). Di fronte alla porta che introduce al purgatorio e insediato un angelo portiere, il quale svolge un ruolo liturgico e sacerdotale, perché constata il pentimento di Dante e scrive sulla sua fronte sette P quali segni dei peccati capitali (Purg., 9,75-84; 109-114), che poi saranno cancellati dagli altri angeli a mano a mano che il poeta sale sulla montagna della perfezione (Purg., 12,88-93). Gli angeli poi cantano le beatitudini evangeliche che segnano le tappe del cammino di purificazione e ognuno di essi ne è come la personificazione.Dopo di ciò gli angeli non compaiono più come singole figure, ma sempre come schiere celesti. E ciò che si verifica nel paradiso terrestre dove all’improvviso si vede un gran numero di angeli, «ministri e messaggeri della vita eterna» (Purg., 30,13-20). Ormai irrompe la pienezza della beatitudine celeste. Gli angeli sono addetti alla comunicazione di questa grazia e insieme alla proclamazione della verità divina, che deve penetrare nell’anima dei credenti. Dante riprende la concezione dello Pseudo-Dionigi, che intende gli angeli come intermediari attraverso i quali la luce divina si irradia sugli uomini e questi possono elevarsi alla contemplazione di Dio. Gli angeli vengono rappresentati come inondati da una luce di fronte alla quale 1’occhio umano non può resistere. Per cui essi, pur possedendo un essere luminosissimo, non sono pienamente visibili, conservando il senso del loro mistero inaccessibile all’uomo.Gli angeli sono infine posti nel paradiso, il luogo della presenza luminosa di Dio e dell’attuazione del suo regno. Ivi formano la gerarchia celeste e svolgono un’attività eterna che costituisce la loro vita beata, quella di cantare e di comunicare la gloria e la santità divine. Tale compito viene da loro eseguito in modo gerarchicamente ordinato secondo nove cori distinti a tre a tre. I primi tre sono i più vicini a Dio, la «favilla pura», il punto luminoso di fuoco, e si muovono con grande velocità; gli altri due cori si distaccano dal punto centrale e girano con movimento più lento (Par., 28,16-39). Lo scopo fondamentale, il senso totale, il sostegno della loro esistenza è Dio, perché essi vivono unicamente per lui, sono pienamente decisi per lui e orientati a lui. Il loro essere consiste nel partecipare alla vita divina mediante la contemplazione, 1’amore, la lode e la disponibilità. Ogni coro ha forma di cerchio per indicare la perfezione e la totalità del suo essere, ma ogni cerchio e collegato e subordinato all’altro in modo armonioso e unitario, pur nel rispetto della proprietà di ciascuno. Tutto si muove ed e coordinato come in una stupenda sinfonia (Par., 28,98-120). Le gerarchie angeliche non solo contemplano e amano Dio, ma collaborano alla sua azione nel mondo. Esse sono le «intelligenze» che muovono le sfere celesti, cioè gli astri, degradanti dall’empireo alle stelle fisse fino ai pianeti.Quando considera la creazione degli angeli, Dante afferma che Dio, il primo amore, non ha creato gli angeli per accrescere il proprio bene, poiché egli è bene sommo e infinito, ma affinché la sua luce risplendesse nelle creature e queste fossero coscienti e liete del loro essere. Perciò Dio ha creato gli angeli per puro amore, con un atto gratuito della sua volontà, che si compiace di comunicare l’esistenza ad altri esseri a lui inferiori (Par., 29,13-18).Dante ammette un numero indefinito di angeli, cosi vasto che sfugge a ogni calcolo. Ciò fa intuire la sublimità e la magnificenza di Dio, che ha creato tanti specchi quante sono le innumerevoli intelligenze angeliche, su cui irradia e fa risplendere la propria immagine, pur rimanendo in se stesso uno e intero come era prima della loro creazione. Ogni angelo perciò riflette in un grado d’intensità particolare 1’unica verità e 1’unico amore che sono in sommo grado in Dio (Par., 29,130-135). Gli angeli comunicano ai santi la beatitudine e 1’ardore della carità che essi di volta in volta accolgono da Dio volando verso di lui. In tal modo essi sono gli intermediari tra la sorgente d’acqua luminosa e i santi, attuando una mirabile fusione di vita e di amore in un tripudio di felicità somma. Tutto è illuminato e beatificato dalla luce divina, la quale tuttavia rimane in se stessa inaccessibile, verso cui angeli e santi sono totalmente protesi con gli occhi e con il cuore (Par., 31,4-27). In particolare gli angeli festanti circondano la Vergine Maria che è il punto più luminoso della candida rosa, in cui risplende un’immagine di bellezza che si riflette in letizia negli occhi di tutti i beati (Par., 31,130-135).Ma anche Gabriele e chiamato «amore angelico» (Par., 23,103), inviato a portare 1’annuncio della maternità divina a Maria. Ambedue, la Vergine, per parte della stirpe umana, e 1’angelo, per parte delle schiere celesti, sono le creature attraverso le quali il cielo si e congiunto con la terra. Dio si è fatto uomo e 1’uomo è potuto salire fino a Dio con 1’evento del Verbo incarnato, evento desiderato sia dall’angelica sia dall’umana natura. In Cristo dunque trova significato e compimento 1’essere di Maria e 1’essere dell’angelo, e con, essi il mondo umano e il mondo angelico.Non e eccessivo riconoscere che con Dante la visione cristiana degli angeli raggiunge il massimo di espressività poetica e di profondità concettuale, senza lasciar nulla d’incompiuto o di confuso né cadere in costruzioni fantasiose, mantenendo tuttavia il giusto senso dell’ineffabilità e dell’infinita grandezza del mistero. Questo in ultimo va semplicemente accolto con la luce della fede e contemplato nella gioia dell’amore. Allora s’interna nell’umanità e si fa fonte di trasfigurazione in modo che anche le vicende terrene acquistino la bellezza e la luminosità che vibrano nel mondo celeste e si riverberano su tutto 1’universo, al fine di ritrovare la propria incarnata aspirazione verso la felicità.
Concludo citando una stupenda espressione di S. Bernardo di Clairvaux, che così descrive gli angeli:
"Gli angeli sono spiriti potenti, gloriosi, beati, distinti nelle loro persone, divisi secondo la loro dignità, fedeli fin dall'inizio al loro ordine, perfetti nella loro natura, eterei nel corpo, immortali, fatti e non creati impassibili, vale a dire per grazia e non per natura; puri nella mente, buoni nella volontà, devoti a Dio, totalmente casti, unanimi nella concordia, sicuri nella loro pace, creati da Dio, consacrati alla sua lode e al suo servizio" (De consideratione 5,4,7)
Ringraziamo don Renzo per questo suo intervento così interessante, e , per chi volesse approfondire la conoscenza sugli angeli, può trovare ulteriore materiale di conoscenza nei testi sotto indicati.
Bibliografia
Lavatori R., Gli angeli, Marietti, Genova 1991
Lavatori R., Gli angeli, Tascabili Economici Newton, Roma 1996
Le immagini di Barbara Boretti sono state pubblicate per gentile concessione dell'autrice. Altre immagini possono essere viste presso il sito www.barbaraboretti.it
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